martedì 21 settembre 2010

San Francesco d’Assisi.




Premessa.
Mi sono proposto di farvi leggere una bella pagina. E spero di riuscire nell’intento. Tra poco: (Il quattro ottobre), è San Francesco d’Assisi. Patrono dell’Italia.
Un’Italia vilipesa, offesa e bistrattata da tanti. … Un’Italia divisa e contesa da presupposti poteri politici, ai quali si uniscono gruppi razzisti del nord’Italia: leghisti. E, gruppi razzisti del sud’Italia: neoborbonici. Gente che vive coi paraocchi, piena di odio e che, smania, per accentuare quest’odio.
Face book n’è pieno. È diventato uno specchietto per le allodole: un network propagandista di razzismo e odio. Nell’home si legge e si vede di tutto. Fascisti contro comunisti, Comunisti contro Centristi, pseudo centristi che si arrampicano sullo scudo del cristianesimo per fregare meglio gli stupidi che credono che, votando questi ladri, votino per la chiesa.
Ideologie fasulle, superate dall’insostenibile fare che ti porterebbe contro una globalizzazione annunciata, un agglomerato di poteri mondiali, pronti a stritolare chi resta ad armeggiare con gli ingranaggi per bloccarla. Stupidi che non ancora capito che il potere non si arresta: troverà sempre chi a disprezzo della propria vita, per guadagnarsi un titolo, un pezzo di visibilità, la minima parte di quell’utopico potere, è pronto ad ammazzare il suo prossimo.
 Le ideologie sono fallite, la politica è sporca. Se la religione fu considerata da Karl Marx “l’oppio del popolo”, affermando: (La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. … È l'oppio dei popoli.)
Alla luce attuale chi ragiona potrebbe affermare: (Ogni forma oppressiva -nata da un’ideologia- sul popolo, rende il popolo stesso, vittima e carnefice della sua stessa ideologia.). Il Comunismo e il fascismo ne sono la prova, vedi: Russia, Germania, Cambogia, Cile, Argentina Cina, Cuba ecc.
Un’oppressione non sarà mai breve. Le dittature restano in piedi e si susseguono scambiandosi i ruoli. Non esiste la dittatura di destra di sinistra o di centro: esiste la dittatura. … Se si vuole sopravvivere, bisogna cambiare mentalità: non più potere individuale, o al popolo ma uguaglianza dell’essere. L’idea di essere unici e insuperabili è sbagliata. Siamo fatti tutti della stessa materia.
A chi non ha letto Mahatma Gandhi, proporrei di farlo. Ecco una sentita espressione di Gandhi pronunciata, quando, nel visitare la Cappella Sistina rimase a contemplare il Crocifisso.
L’attenzione di Gandhi quel giorno, più che dagli affreschi di Michelangelo, viene colpita, dal Crocifisso dell'altare della cappella. Intorno a quel Crocifisso, che rappresenta un Gesù magrissimo, dimesso e, sofferente, ben diverso dal Gesù corpulento, forte e vendicativo del Giudizio Universale.
Il Mahatma indugia per parecchi minuti, restando con lo sguardo fisso sul Crocifisso che tanto lo colpì e al termine di questa contemplazione, esclamò: “Non si può fare a meno di commuoversi fino alle lacrime”.
Ed ecco la pagina di cui vi parlavo. San Francesco d’Assisi. Quante analogie in due uomini con fede diversa, entrambi volti all’amore, dediti alla non violenza, pronti a far capire che, la libertà dell’uomo sta nell’amore e non nell’odio! Gandhi, con la non violenza, ha ottenuto la libertà del suo popolo dall’oppressione inglese. Francesco vestendosi di umiltà ha vissuto la verità di Cristo.
Vorrei che leggeste e meditaste sulla figura di Francesco non come santo ma come uomo che ha conosciuto la vita nei suoi vari aspetti, e ha capito che il superfluo non gli dava quello che cercava.

Cris. 

San Francesco d’Assisi.

Francesco, (il cui primo nome Giovanni, è cambiato dal padre, in Francesco, appena giunto dalla Francia). Nasce ad Assisi nel 1181/1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi: (Ricco mercante di stoffe) e dalla nobile Pica Bourlemont. Dopo una tumultuosa giovinezza, dedita ai godimenti ebbe un ripensamento sulla vita che conduceva.
Il giovane Francesco fino a quel momento, visse la vita, da ragazzo sconsiderato, vivace, amante delle feste, dei banchetti e del lusso: amava mangiare e bere con gli amici, indossare vestiti eleganti e preziosi gioielli.
Il cambiamento in Francesco avvenne all’età di ventiquattro anni (1206) il giovane, ebbe una profonda crisi spirituale; prevalse in lui, l’idealizzazione Evangelica. … Francesco intese vivere, in simbiosi, il Vangelo di Cristo, adottando la povertà, l’umiltà e indossando un sacco di iuta, unì la penitenza corporale, come ci ricorda un suo discepolo: fra Gaspare da Petrignano.
- Conobbi Francesco un giorno mentre stavo tornando dal mercato: lo vedo e ne resto affascinato. … Ha come vestito un sacco di iuta e siamo in pieno inverno. … Lo invito a casa mia: mangiamo insieme e resto tutta la notte in piedi per parlare con lui.
 Non capisco bene quello che dice ma lo ascolto. Ho l’impressione di vivere per la prima volta. … Gli chiedo dove abita e mi porta in una chiesetta mezza diroccata chiamata la Porziuncola. Senza pensarci troppo decido di vivere lì anch’io.
 Oggi ci hanno raggiunto altri tre fratelli: si chiamano Bernardo, Pietro ed Egidio. Li abbiamo sistemati tutti e tre dietro l’altare. … Noi seguiamo Francesco, felici come non lo siamo mai stati nella vita. Le nostre regole sono: l’umiltà, la carità, l’obbedienza, la povertà, la serenità, la pazienza, il lavoro e la gioia. Ieri Francesco ha detto ad un contadino: “Non coltivare tutto il tuo terreno. Lasciane un po’ alle erbacce, … così vedrai spuntare anche i fratelli fiori”.
La cosa più bella che ho fatto grazie a Francesco è stato il presepio. Eravamo a Greccio, dalle parti di Rieti, quando lui ci parlò di Betlemme e della nascita di Gesù Bambino. Era il giorno di Natale. Francesco andò in paese e si fece prestare un bue e un asinello, poi convinse alcuni paesani a travestirsi da pastori e uno di loro venne con la moglie, una brava donna. Li nominammo subito Giuseppe e Maria. Insomma, mettemmo in piedi un presepe vivente. Il bambino ovviamente non c’era, eppure, roba da non credere, quando scoccò la mezzanotte tutti, ma proprio tutti, lo vedemmo sgambettare nella paglia. Impossibile raccontare fino a che punto siamo stati felici!-.
 Spogliandosi delle ricchezze paterne, Francesco viveva facendo carità Cristiana: donando tutto se stesso con amore. “Ama il prossimo tuo, diceva il vangelo”. Ma lui non si fermava alle sole persone: Francesco amava l’universo, e nell’universo di Dio c’era tutto, e lui, amava tutto. Francesco col suo esempio viveva e mostrava agli uomini, la parola di Dio.
Sempre dando per primo, l’esempio, (evitando mezze misure), Francesco insegnava il Vangelo di Gesù vivendo in prima persona la parola del Verbo. … Viverla pienamente, come la spiegava Cristo Gesù per lui, era importante: “Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv, 13,15). … “Io ho fatto la mia parte; quanto spetta a voi, ve lo insegni Cristo!”, diceva Francesco, insegnando agli uomini.
Francesco dà testimonianza di se stesso, riporta la lussuriosa vita condotta, e racconta di un uomo che viveva nei peccati e nella dissolutezza morale. … Come molti suoi amici, nel 1202 Francesco prese parte alla guerra Perugina, dove fu fatto prigioniero e, solo grazie alle risorse del padre, dopo un anno venne liberato pagando un riscatto.
Il padre la racconta così: “All’inizio Francesco sembrava uguale a tutti gli altri bambini: era allegro, voleva sempre giocare e gli piaceva cantare. Poi accadde quello che accadde.
Un giorno incontrò un lebbroso e, invece di fuggire al suono della campanella, scese da cavallo e lo abbracciò. E non basta, un’altra volta si intrufolò nel mio magazzino e si prese tutte le stoffe preziose che c’erano negli scaffali per poi vendersele sottoprezzo, il tutto per pagare i restauri della chiesa di San Damiano”.
Francesco fu denunciato dal padre al tribunale ecclesiastico e, davanti al vescovo e al popolo, il giovane rinuncia all’eredità e ai beni paterni, con un atto estremo, si spoglia anche degli abiti e fa pubblica professione di povertà. Afferma in seguito. “D’ora in avanti voglio dire: -Padre nostro che sei nei cieli-, non più, -padre mio, Pietro di Bernardone-”.
Da questo momento Francesco inizia la nuova vita. Il colloquio col crocefisso lo rassicura della decisione presa.
Un giorno, infatti, mentre sta pregando davanti al crocefisso, sente dirsi: “Francesco, se vuoi conoscere la mia volontà, devi disprezzare e odiare tutto quello che mondanamente amavi e bramavi possedere”.
Francesco inizia a predicare amore, pace e povertà e, a poco a poco, si uniscono a lui alcuni compagni: Bernardo di Quintavalle, Pietro Cattani, Gaspare di Petrignano e altri ancora. Uniti vivono nella Porziuncola: una piccola chiesetta mezza diroccata che loro stessi di buona lena riparano. Qui nascono le Regole del primo Ordine Francescano. Essa contiene, norme e regole per vivere la vita della comunità.
Con alcuni fratelli, Francesco si reca a Roma per incontrare papa Innocenzo III l’intento è di vedere riconosciuta la Regola scritta. All’entrata però, le guardie gli chiudono il passo e non lo lasciano entrare dentro, scambiando lui e i compagni per dei guardiani di porci. … Insieme ai suoi fratelli, Francesco resta tre mesi fuori dalle porte del Laterano ad attendere all’addiaccio, sempre con i compagni, dormendo per strada e vivendo di elemosina, finché il papa, “aiutato da un sogno premonitore che lo turbò”, lo mandò a prendere dalle guardie e accettò la Regola senza obiezioni, seppur solo oralmente.
A costituire definitivamente e, ufficialmente l’Ordine francescano, fu il pontefice Onorio III dopo che, l’umile frate, volendo fare la volontà di Dio, fondò “l’Ordine Mendicante”. Ordine che lui volle chiamare, “Minore” e che con bolla: Solet annuere Sedes Apostolica del 1223 viene riconosciuto dal Pontefice.
 Nel frattempo: “Intorno al 1211”, alla piccola comunità di frati, si unisce Chiara. La ragazza, figlia di Favarone degli Offreducci, gente di ceto aristocratico, osservando il cambiamento di Francesco, conosciuto negli anni precedenti, ne condivide pensiero e fede.
Soleva dire Chiara, interrogata sulla scelta fatta: “Dal momento in cui ho conosciuto la grazia del Signore nostro Gesù Cristo per mezzo di quel suo servo Francesco, nessuna pena mi è stata molesta, nessuna penitenza gravosa, nessuna infermità mi è stata dura”.
Presto la seguirono nella scelta di vita, numerose altre ragazze come lei, e insieme fondarono l’Ordine delle Clarisse, redigendo con Francesco la Seconda Regola.
Intanto, voluta da Papa Onorio III si svolge la quinta crociata, condotta sia da Andrea II re dì Ungheria sia da Giovanni di Brienne. (1217/1221).  
Il piano dei crociati è quello di arrivare in Terrasanta, attaccare gli infedeli sorprendendoli da sud, arrivando dall’Egitto. Ed è in Egitto in cui si reca Francesco nel 1219 con intenti evangelici. Dopo la sconfitta cristiana sotto le mura di Damietta, Francesco pur disarmato, si addentra tra le linee nemiche, e viene catturato. Portato dal sultano Malek-el-Kamel, il sultano resta ammirato dalla persona e dalla figura di Francesco, tanto da trattarlo con garbo e rispetto, consentendogli pure di visitare i luoghi sacri.
Al ritorno dal pesante viaggio la sua salute precaria di Francesco peggiora. In questo periodo che si verificano gli episodi miracolosi della vita di Francesco: al 1223 risale l’apparizione del Gesù Bambino nel presepio vivente che era stato allestito da Francesco e compagni a Greccio, presso Rieti. L’anno successivo, lo vede ritirarsi in dura e solitaria salita sul monte della Verna lì nel 1224 riceve le stigmate sul monte Verna; insieme, si moltiplicano le voci sulla sua abilità di parlare agli animali e si diffonde, in particolare, la storia del lupo di Gubbio. I confratelli di Francesco, preoccupati per la sua salute che peggiorava sempre più, gli consigliano di riposarsi ritirandosi e curandosi presso Siena. … In solitudine, Francesco si dedica alla stesura della Regola del Terzo Ordine e rielabora quella del Primo.
Sentendo vicina la morte, con le ultime forze decide di tornare ad Assisi, dove, dopo aver scritto il Testamento finale, che vorrebbe fosse sempre legato alla “Regola”, che esorta l’ordine a non allontanarsi dallo spirito originario.
Nel settembre 1226 Francesco si trovava ad Assisi, nel palazzo del vescovo, dove era stato portato, per essere meglio curato. Egli però, chiese e ottenne di tornare a morire nel suo “luogo santo” preferito: la Porziuncola. … Qui la morte lo accolse la sera del 3 ottobre.
Il corpo, dopo aver attraversato Assisi ed essere stato portato a San Damiano, per essere mostrato un’ultima volta a Chiara e alle sue consorelle, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio. Da qui la salma venne trasferita nell’attuale basilica nel 1230 (quattro anni dopo la sua morte, due anni dopo la canonizzazione). Fu fatto santo da Gregorio IX il 16 luglio 1228.  

Cantico di frate sole.


Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria et l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, altissimo, se konfano,
et nullu homo ene dignu te mentovare.

Laudato, sie mi’ Signore, cun tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è jorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu et radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’hai formate clarite et preziose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
Et per aere et nubilo et sereno et omne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora aqua,
la quale è multo utile et humile et preziosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennalumini la nocte:
et ello è bello et jacundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
Et sostengo infirmitate et tribulazione.
Beati quelli ke le sosterranno in pace,
ka da te, Altissimo, siranno incoronati.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli ke troverà ne le tue sanctissime volontati,
ka la morte secunda non ‘l farà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et ringraziate
E serviteli cum grande humiltate.


Autore: San Francesco d’Assisi.



Cantico di frate Sole.


Altissimo onnipotente, Signore buono
Tue sono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione.
Solo a te si addicono,
e nessun uomo è degno di nominarti.

Lodato sia tu mio Signore con tutte le tue creature,
specialmente fratello sole,
il quale c’illumina con la luce del giorno.
Esso è bello e come Te, irradia grande splendore:
mio Altissimo Signore, egli ti rappresenta nella sua luminosità.

Lodato sia tu o mio Signore, per sorella luna e le stelle:
le hai create nel cielo chiare, preziose e belle.

Lodato sia Tu mio Signore, per fratello vento,
l’aria, le nubi e il cielo sereno e ogni clima
attraverso il quale tu dai il nutrimento alle tue creature.

Lodato sia Tu o mio Signore, per sorella acqua,
la quale è molto utile e umile e preziosa e pura.

Lodato sia Tu o mio Signore, per fratello fuoco,
il quale ci illumini la notte:
esso è bello e giocoso e caloroso e forte.

Lodato sia Tu mio Signore, per sorella, madre terra,
la quale ci sostiene e ci governa,
e produce diversi frutti, fiori colorati e erba.

Lodato sia Tu mio Signore, per coloro che,
per il tuo amore perdonano e sostengono infinite sofferenze.
Beati quelli che le sosterranno con serenità,
perché da te, o Altissimo, saranno  accuditi.

Lodato sia Tu mio Signore, per nostra sorella morte
corporale, dalla quale, nessun uomo vivente può scappare:
guai a quelli che moriranno nei peccati mortali;
beati quelli che troveranno nella tua Santissime volontà,
la seconda morte, (la morte del peccato) perché non gli farà male

Lodate e benedite il mio Signore e ringraziate
e servitelo con grande umiltà.

 Parafrasi: Cristofaro Cingolo.

                                                                        
Santa Chiara